Sono 10 i soggetti coinvolti dall’ordinanza cautelare, altre 11 persone sono indagate a piede libero
Erano decine le vittime vessate dall’organizzazione al centro di un’operazione dei carabinieri che ha portato, questa notte, all’arresto di 10 persone. Succede a Bagheria, nel palermitano: i soggetti coinvolti dall’esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa su richiesta della Dda di Palermo, di cui 9 in carcere e uno ai domiciliari, prestavano soldi a tassi da usurai e usavano la violenza per richiedere la restituzione del denaro.
Oltre i 10, altre 11 persone sono indagate a piede libero. Tutti i soggetti sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al delitto di usura, usura e estorsione aggravate dalla metodologia mafiosa e trasferimento fraudolento di valori.
Contestualmente agli arresti, i militari hanno eseguito anche il sequestro preventivo di quote di una società, un locale commerciale adibito a laboratorio e relativo terreno e un bar-tavola calda di Villabate con annesso chiosco, per un valore complessivo di circa 500 mila euro.
L’indagine sull’organizzazione criminale era stata avviata nel 2018 seguendo il procedere dell’avvocato A.D.G.: il soggetto, in qualità di legale di un “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Misilmeri, in provincia di Palermo, nel corso delle visite in carcere con il proprio assistito avrebbe garantito la comunicazione con altri associati portando messaggi all’esterno.
Nel mirino dell’operazione c’è un canale illegale di prestito con tassi usurai, attivo nelle zone tra tra Bagheria, Ficarazzi e Villabate. Questo il modus operandi: le vittime venivano avvicinate grazie alle segnalazioni di una funzionaria di Riscossione Sicilia che forniva in modo illegale notizie riservate circa le posizioni debitorie di numerosi soggetti. Una volta individuate le potenziali vittime, l’organizzazione assicurava loro la possibilità di ricevere dei prestiti a usura. Alle persone in difficoltà venivano applicati tassi che variavano dal 143% al 5.400% annuo. Le vittime sarebbero state costrette a restituire le somme con la violenza o le minacce tipiche del metodo mafioso.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA