Cessate il fuoco

Scontro israelo-palestinese: Francia, insieme a Egitto e Giordania, chiede all’Onu di ripristinare la pace nella Striscia di Gaza

La Francia chiede il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L’Eliseo rende nota la proposta presentata all’Organizzazione delle Nazioni Unite, in coordinamento con Egitto e Giordania. Convocata per giovedì l’assemblea generale dell’Onu.

Secondo quanto riferito, il presidente francese Emmanuel Macron ha partecipato a una riunione trilaterale con il presidente egiziano Al Sisi e il re di Giordania al termine della quale è stato deciso di lanciare un’iniziativa umanitaria per la popolazione civile di Gaza in collegamento con le Nazioni Unite. Come sottolineato dalle fonti francesi, Egitto e Giordania sono attualmente in pace con Israele e sono protagonisti influenti nei luoghi santi per la Giordania e su Gaza per gli egiziani. La proposta dei tre governi si basa su tre capisaldi: la cessazione dei lanci di razzi, il cessate il fuoco e la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla questione. Una proposta che trova l’approvazione anche dell’ambasciatore cinese all’Onu, Zhang Jun, che si è detto favorevole e ha sottolineato il sostegno del Paese agli sforzi per mettere fine alla crisi.

L’Egitto ha inoltre proposto un cessate il fuoco tra Israele e Hamas a partire dalle 6 di mattina di giovedì prossimo ma, come riportato dalla tv israeliana Canale 12, Hamas avrebbe accettato mentre Israele non avrebbe ancora dato una risposta. Indiscrezioni smentite da un membro della leadership di Hamas, Izzat al-Rishq. «Non è vero ciò che alcuni media nemici hanno riferito» – ha dichiarato in un comunicato ripreso da Times of Israel, – «ovvero che Hamas abbia concordato ad un cessate il fuoco per giovedì. Nessun accordo o uno specifico calendario per questo è stato raggiunto. Pur sottolineando che gli sforzi e i contatti dei mediatori sono seri e continui, le richieste della nostra gente sono chiare e ben note» – ha concluso Al-Rishq, sottolineando che gli sforzi per coordinare una tregua, guidati dall’Onu, dall’Egitto, dal Qatar e da altri Paesi sono in corso.

Oltre la Francia tutta l’Unione Europea, o quasi, è scesa in campo per far tacere le armi. Tra i 27 Stati membri, l’Ungheria di Viktor Orbán ha, infatti, nuovamente fatto mancare il proprio sostegno nel corso della videoconferenza straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Ue al termine della quale Joseph Borrel, capo della diplomazia europea, ha chiesto l’immediata cessazione delle violenza e l’attuazione di un cessate il fuoco. «L’obiettivo è di proteggere i civili e di permettere l’accesso umanitario a Gaza» – ha spiegato. – «Il numero elevato delle vittime civili, comprese donne e bambini, è inaccettabile». «Condanniamo il lancio indiscriminato di razzi da Gaza, è inaccettabile e deve cessare, come è inaccettabile che si metta in discussione il diritto di Israele a esistere. Riconosciamo il diritto legittimo di Israele di proteggere la propria popolazione, ma la risposta militare israeliana deve essere proporzionata e volta a prevenire ulteriori vittime civili» – ha commentato Luigi Di Maio, ministro degli Esteri italiano.

Anche il Vaticano, nella persona del segretario di Stato Pietro Paroli, si è dichiarato disposto a qualsiasi iniziativa per la ripresa del negoziato diretto.

Continua, nel frattempo, a salire la pressione sugli Stati Uniti e sull’amministrazione Biden. Washington ha, infatti, bloccato già da diversi giorni qualsiasi dichiarazione sul conflitto israelo-palestinese, sostenendo che una dichiarazione pubblica dell’Onu non sarebbe d’aiuto nel mettere fine alle tensioni tra israeliani e palestinesi. Ma la comunità internazionale continua a richiedere una presa di posizione più forte e netta. «Non siamo stati in silenzio» – ha ribadito Linda Thomas-Greenfield, l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, nel corso della quarta riunione d’urgenza a porte chiuse dei Quindici . – «Il nostro obiettivo è stato e continuerà ad essere quello di un intenso impegno diplomatico per porre fine a questa violenza» – ha detto l’ambasciatrice. – «Il presidente Joe Biden ha espresso il sostegno per un cessate il fuoco».

Intanto Israele e Palestina sono entrati nella seconda settimana del conflitto. Secondo quanto riportato dal portavoce militare israeliano, proseguono gli attacchi dell’aviazione alla rete dei tunnel di Hamas a Gaza con oltre 40 obiettivi colpiti e 12 chilometri distrutti. Come spiegato gli attacchi si sono concentrati a Khan Yunis e Rafah nel sud della Striscia da dove parte la maggior parte dei razzi su Israele. Sarebbero, inoltre, almeno 150 gli operativi terroristi uccisi, di cui 120 membri di Hamas e oltre 25 della Jihad.

Il numero complessivo di razzi lanciati finora da Gaza verso Israele è salito nella nottata a 3.750. Di questi, come ha aggiunto il portavoce, 550 erano difettosi e sono caduti all’interno della Striscia. Il sistema di difesa israeliano Iron Dome continua a garantire la incolumità dei civili israeliani intercettando in media il 90% dei razzi che rischiavano di esplodere in centri abitati. 

«Israele» – ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu – «ha riportato indietro Hamas di molti anni. I nemici attorno a noi ne traggano le conclusioni”, ha ammonito riferendosi a Siria e Libano, da dove lunedì notte sono stati lanciati sei razzi. Netanyahu ha ancora un volta ribadito che l’operazione ‘Guardiano delle Mura’ andrà avanti fino a quando “non sarà riportata la calma ai cittadini israeliani».

Negli ultimi 10 giorni, secondo il bilancio fornito dal ministero della Sanità dell’enclave palestinese, sono almeno 219 i palestinesi uccisi dai raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza. Secondo la stessa fonte, citata dai media locali, tra le vittime figurano 63 bambini, 36 donne e 16 persone anziane. Il numero dei feriti è salito invece ad almeno 1.530. Nel conflitto hanno perso la vita anche 12 israeliani.

di: Alessia MALCAUS

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