Tregua raggiunta

Grazie all’impegno della comunità internazionale sono cessati gli scontri tra israeliani e palestinesi. Ora l’impegno verso la ricostruzione della Striscia di Gaza e l’apertura al dialogo

Dopo 11 giorni di combattimenti Israele e Hamas hanno dichiarato il cessate il fuoco. Nella notte tra il 20 e il 21 maggio le due fazioni in conflitto hanno raggiunto una tregua grazie alla mediazione dell’Egitto e dell’intera comunità internazionale.

Il bilancio, secondo il Times of Israel, è di circa 4.000 razzi sparati dalle fazioni armate palestinesi contro il territorio israeliano di cui centinaia caduti all’interno della Striscia di Gaza. Lo Stato ebraico conta 12 morti, 9 israeliani e tre lavoratori stranieri. Due delle vittime hanno perso la vita a causa delle ferite riportate durante la fuga verso i rifugi, le altre sono morte a cause dell’impatto diretto dei razzi. Oltre 350 persone sarebbero rimaste ferite. I media israeliani riportano inoltre che durante le operazioni sono stati distrutti più di 100 chilometri della rete di tunnel nella Striscia di Gaza e uccisi 225 elementi di Hamas e della Jihad islamica palestinese, compresi 25 comandanti.

Dal lato palestinese, invece, il ministero della Sanità di Hamas riporta il decesso di 243 persone, tra cui 66 minori, e oltre 1.600 persone ferite in migliaia di raid israeliani sulla Striscia.

Come riportato da al Jazeera, ieri mattina migliaia di persone si sono radunate a Khan Yunis, nel sud della Striscia, fuori dalla casa di Mohammed Deif, capo del braccio armato di Hamas, per celebrare il cessate il fuoco. «Oggi la resistenza dichiara vittoria sui nemici– ha dichiarato Khalil al-Hayya, numero due di Hamas a Gaza, rivendicando la vittoria. Per Ali Barakeh, della Jihad Islamica, la fine dei conflitto segna una vittoria per il popolo palestinese e una sconfitta per il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Hezbollah si congratula con l’eroico popolo palestinese e la sua coraggiosa resistenza per la storica vittoria ottenuta contro il nemico sionista» – ha comunicato con una nota anche Hezbollah, il gruppo sciita libanese.

L’Autorità nazionale palestinese (Anp), intanto, ha annunciato che è pronta a denunciare al Tribunale dell’Aja i leader israeliani responsabili dell’attacco a Gaza. Per il primo ministro dell’Anp, Mohammad Shtayyeh, come riportato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa, Israele avrebbe commesso orribili crimini distruggendo oltre 20 famiglie durante i bombardamenti. Per Israele non è la prima volta che si trova a fronteggiare accuse di questo tipo dopo che lo scorso marzo la Corte penale internazionale dell’Aja ha avviato un’indagine su possibili crimini di guerra commessi durante il conflitto a Gaza del 2014. Il premier dell’Anp ha, inoltre, elogiato gli sforzi internazionali e la mediazione egiziana per il raggiungimento dell’accordo.

Israele, come riportato dal Times of Israel, ha riaperto il valico di Kerem Shalom per consentire il trasferimento di beni e gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Nel frattempo l’inviato dell’Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, ha già annunciato con un tweet che si procederà alla ricostruzione della Palestina, ringraziando l’Egitto e il Qatar per gli sforzi messi in campo per riportare la pace.

«Il nostro obiettivo era riportare calma e sicurezza i cittadini di Israele e questo abbiamo fatto. Abbiamo inferto ad Hamas un danno massimo» – ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu. – «Con 11 giorni di guerra sono state cambiate le regole del gioco e lo sono anche per il futuro. Se Hamas pensa che accetteremo lancio sporadico di razzi, si sbaglia. Ciò che è valso per il passato non varrà per il futuro» – ha concluso Netanyahu ringraziando Biden per l’appoggio dato al diritto di difendersi di Israele.

Anche il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ha ringraziato il presidente americano Joe Biden per il ruolo ricoperto nell’iniziativa egiziana per il cessate il fuoco. «Non c’è alcun cambiamento nel mio impegno alla sicurezza di Israele, punto e basta. C’è bisogno di una soluzione a due stati» – ha intanto annunciato il presidente Usa Joe Biden – «Voglio dire una cosa chiaramente. Fino a quando nell’area non sarà riconosciuto il diritto inequivocabile a esistere di uno stato ebraico indipendente non ci sarà pace» – ha aggiunto ammettendo di pregare perché il cessate il fuoco duri a lungo. «Ora la ricostruzione di Gaza è prioritaria, non per Hamas ma per la popolazione palestinese»- ha aggiunto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. Il segretario di Stato americano Antony Blinken si recherà in Medio Oriente nei prossimi giorni per incontrare le parti e “lavorare insieme per costruire un futuro migliore per israeliani e palestinesi”, ha spiegato il dipartimento Usa.

Tutta la comunità internazionale si è espressa a favore della tregua. «Ripristinare un orizzonte politico verso una soluzione a due Stati è ora della massima importanza. L’Ue è pronta a sostenere pienamente le autorità israeliane e palestinesi in questi sforzi» – sono state le parole dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell. – «L’Unione Europea accoglie con favore l’annunciato cessate il fuoco che pone fine alle violenze a Gaza e nei dintorni» – ha aggiunto Borrell in una nota, nella quale si elogia il ruolo avuto da Egitto, Qatar, Nazioni Unite e Stati Uniti. – «Siamo sconvolti e ci rammarichiamo per la perdita di vite umane negli ultimi 11 giorni. Come l’Ue ha costantemente ribadito, la situazione nella Striscia di Gaza è stata a lungo insostenibile» – ha aggiunto. – «Solo una soluzione politica porterà una pace sostenibile e porrà fine una volta per tutte al conflitto israelo-palestinese».

«Solo una soluzione politica porterà a tutti pace e sicurezza durature» – ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «Il mio pensiero va a quanto sta accadendo in questi giorni in Terra Santa. Ringrazio Dio per la decisione di fermare gli scontri armati e auspico che si percorrano le vie del dialogo e della pace» – ha detto Papa Francesco I. «Le parti devono ora impegnarsi a consolidarlo. Il ritorno al dialogo e i negoziati di pace sono l’unica via per spezzare il ciclo di violenza. Continueremo a sostenere gli sforzi per portare pace e sicurezza durevoli nella regione» – ha infine dichiarato con un tweet il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio.  

Ora non resta altro che vedere se e quanto durerà la tregua, nella speranza che dopo decenni il conflitto che vede contrapposti la Palestina e lo Stato di Israele possa finalmente conoscere la parola fine.

di: Alessia MALCAUS

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