Come altri Paesi, anche gli Stati Uniti annunciano il richiamo ma l’Oms non è d’accordo
La campagna di vaccinazione anti-Covid statunitense si dirige verso la somministrazione della terza dose. Come annunciato dalle autorità sanitarie, infatti, a partire dal prossimo 20 settembre, il richiamo verrà distribuito in larga scala in tutto il Paese. E, come recentemente reso noto dallo stesso presidente, anche Joe Biden e la moglie Jill si sottoporranno alla somministrazione della terza dose.
«I dati disponibili mostrano chiaramente che la protezione contro l’infezione da coronavirus diminuisce con il tempo, e in coincidenza con la variante Delta, iniziamo a vedere una protezione ridotta contro la malattia in forma moderata e lieve. Abbiamo concluso che un richiamo sia necessario per massimizzare la protezione da vaccino e prolungare la sua durata» – si legge in una nota firmata dalla direttrice dei centri per la Prevenzione delle malattie (Cdc), Rochelle Wakensky, e dal capo della Food and drug administration (Fda), Janet Woodcock.
«Sulla base della nostra ultima valutazione, l’attuale protezione contro malattie gravi, ospedalizzazione e morte potrebbe diminuire nei prossimi mesi» – si legge ancora. Per questo, la Fda ha già autorizzato la scorsa settimana la dose di richiamo per le persone con un sistema immunitario compromesso. Toccherà quindi prima agli anziani ricoverati nelle case di cura, agli over 65 e al personale sanitario, seguirà il resto della popolazione già vaccinata.
Secondo le indicazioni emerse fino ad ora, l’inoculazione della terza dose di Pfizer o Moderna dovrà essere effettuata 8 mesi dopo la seconda. Mentre non è ancora certo, ma molto probabile, che sarà previsto un richiamo anche per chi ha ricevuto il vaccino monodose Johnson & Johnson: i Cdc hanno, infatti, dichiarato di essere in attesa di dati ulteriori.
Anche nel resto del mondo alcuni Paesi hanno già annunciato la somministrazione della terza dose. A fare da apripista ci ha pensato Israele, che già dal 1° agosto ha iniziato l’inoculazione su base volontaria agli over 60 immunizzati con due dosi da almeno cinque mesi e registrando già migliaia di prenotazioni.
Ha fatto seguito la Germania, che da settembre offrirà il richiamo agli anziani e alle persone a rischio. A comunicarlo è stato il ministero della Salute tedesco, citando le preoccupazioni su “una ridotta o rapidamente indebolita risposta immunitaria“. Come reso noto, la terza dose, con Pfizer o Moderna, sarà offerta anche a chi ha già ricevuto due dosi di Astrazeneca o la singola di Johnson & Johnson.
La stessa scelta è stata condivisa dalla Francia, con annuncio del presidente Emmanuel Macron, dal Regno Unito e dal Brasile. Il ministro della Salute brasiliano, Marcelo Queiroga, ha infatti annunciato: «non appena avremo tutti i dati scientifici e avremo a disposizione un numero sufficiente di dosi, stiamo programmando di avviare un rafforzamento della vaccinazione. Questo vale per tutti gli agenti immunizzanti».
In Italia, invece, il dibattito è aperto ma nulla è ancora certo. Come annunciato da Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute e dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, ad inizio agosto, in occasione della presentazione dell’ultima indagine rapida sulle varianti condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute, entro la fine del mese “bisognerà decidere chi vaccinare e in quali tempi con la terza dose“.
L’Oms, d’altro canto, ha espresso la sua opinione controversa in merito alla terza dose. «Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei Paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti» – ha, infatti, detto Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA