Com’è andata?

Le ultime nuove sulle notizie della settimana

L’arresto di Luciano Scibilia

Uno dei 19 sex offender più ricercati al mondo è stato arrestato a Santo Domingo. Luciano Scibilia, 74 anni, era stato condannato a cinque anni e due mesi di carcere ma era scomparso diventando un latitante. A far scattare le indagini che hanno portato al suo recente arresto è stata la segnalazione di Gemma, una delle 7 adolescenti che erano state sue vittime. Notando il profilo Facebook del pedofilo attivo, Gemma, che oggi ha 30 anni e fa la poliziotta a Londra, aveva segnalato la cosa alla Procura di Viterbo, senza successo. Non si è arresa, rendendo noto che il profilo in questione apparteneva ad uno degli assalitori sessuali ricercati dall’Europol e grazie ad una foto in cui si vedevano delle balene, gli inquirenti sono riusciti a localizzare Scibilia a Santo Domingo, città nota proprio per il passaggio delle balene. Nel frattempo Gemma ha deciso di rilasciare un’intervista al sito Fanpage.it, raccontando i fatti e rivelando il trattamento subito dalle forze dell’ordine dopo la denuncia. «Finalmente Luciano Scibilia è in carcere dove si merita di essere, ma il trattamento delle vittime da parte dello Stato deve migliorare. Mi porterò dietro il trattamento da parte della polizia e sistema giuridico italiano, che invece di proteggere me e le altre vittime hanno fatto completamente l’opposto» – ha dichiarato. – «Conosco bene il rapporto che le autorità dovrebbero avere con le vittime. So bene l’importanza di tenere le vittime aggiornate sulle investigazioni, e dare loro tutto il supporto che si meritano. Nel mio caso la polizia è sparita completamente».

Manette per 53 affiliati della cosca Pesce

Sono stati resi noti i nomi degli affiliati del clan della ‘ndrangheta Pesce arrestati nell’ambito dell’operazione Handover-Pecunia Holet. «Le specifiche connotazioni delle plurime condotte delittuose esaminate consente di cogliere una serie di negativi profili di personalità, atteso come, nei confronti di molti degli indagati, siano stati ravvisati gravi indizi in merito a plurime fattispecie di reato, tutte caratterizzate da elevatissima capacità organizzativa, significativa di una loro marcata propensione a delinquere nello specifico settore delinquenziale caduto sotto la percezione degli inquirenti. Preme evidenziare che si tratta di soggetti di alto spessore criminale» – si legge nell’ordinanza cautelare a carico di: Alviano Marco, Bellocco Domenico cl. 1976, Bellocco Rocco cl. 1989, Bellocco Domenico cl. 1980, Bellocco Rocco cl. 1987, Bonarrigo Gioacchino, Bruzzese Girolamo, Burzì Giovanni, Cacciola Giuseppe cl. 1989, Ciurleo Domenico, Copelli Salvatore, Corrao Salvatore, Di Leila Nazario, Etzi Salvatore, Fedele Luca, Ferraro Giuseppe Antonio, Grasso Giovanni, Grasso Michele, Ieraci Ippolito, Megna Antonio, Palaia Benito, Palaia Gaetano, Pesce Antonino cl. 1982, Pesce Antonino cl. 1992, Pisano Bruno, Preiti Domenico, Saladino Giuseppe, Schimio Piero, Tarantino Angelo, Pesce Savino classe ’89, indagato nell’ambito di un procedimento connesso.

Il processo per la morte di George Floyd

L’America e il mondo intero hanno accolto con entusiasmo il verdetto del processo contro Derek Chauvin: l’agente di polizia è stato dichiarato colpevole dell’omicidio di George Floyd. In attesa della sentenza la città di Minneapolis era stata blindata, considerata “ad alto rischio” di proteste e manifestazioni. Anche il social network Facebook si era preparato diffondendo una una nota sul blog della società a firma di Monika Bickert, capo della Global Policy Management della piattaforma. «Vogliamo trovare il giusto equilibrio tra il consentire alle persone di parlare del processo e il significato del verdetto, pur facendo la nostra parte per proteggere la sicurezza di tutti» – si legge nella nota. Facebook ha, infatti, reso noto che sarebbero stato cancellati tutti i contenuti lesivi della memoria di George Floyd ma anche gli attacchi diretti a Chauvin. Prosegue dunque la lotta del noto social network contro la disinformazione e gli estremismi. Nel frattempo si attende l’annuncio di Merrick Garland, ministro Us della Giustizia, sull’apertura di un’indagine da parte del Dipartimento in merito alle pratiche usate dalla polizia di Minneapolis.

Ponte Morandi, chiuse le indagini

La Procura di Genova ha chiuso le indagini per il crollo del Ponte Morandi, viadotto autostradale dell’A10 crollato nell’agosto del 2018 uccidendo 43 persone. Si formalizzano così le accuse per i 69 indagati tra ex e attuali dirigenti e tecnici pubblici e privati. Nelle ultime ore, inoltre, è stata rivelata l’esistenza di una lettera, datata ottobre 2014 e facente parte del materiale acquisito dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta, che annunciava con grande anticipo sulla tragedia il crollo del viadotto Polcevera. «Il vecchio ponte crolla, penso che sia meglio intervenire» – riporta la lettera senza firma, inviata all’ex amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci e all’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi forse da qualcuno interno alla società o a Spea, che si occupava della manutenzione. Un altro tassello, dunque, che mostra come lo stato in cui versava il viadotto era tutt’altro che sconosciuto, come già provato dal Catalogo dei rischi del 2013 in cui il Morandi era catalogato come a rischio crollo per ritardate manutenzioni. Nel frattempo l’ex ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli annuncia la pubblicazione di un libro sull’intera vicenda. «Racconterò tutto, fino all’ultimo. Rimanete sintonizzati» – ha dichiarato con un post su Facebook. – «Ho vissuto in prima persona quei momenti drammatici e sono stato il primo a denunciare lo scandalo che si celava dietro la gestione miliardaria del concessionario. Per questo ho subito ogni genere di attacco, ma grazie a questo oggi abbiamo visto ricostruire in tempi record il nuovo ponte di Genova».

Beppe Grillo in difesa del figlio

Non è certo un grande momento per Beppe Grillo e per il Movimento5Stelle. Dopo il video pubblicato sui social in cui si schiera apertamente in difesa del figlio, indagato insieme ad altri tre amici per stupro di gruppo, forse pronunciando qualche parola di troppo, l’ex comico genovese ricorre ai pezzi grossi per ripristinare il suo nome. L’ultimo a commentare è stato il senatore Danilo Toninelli, in un’intervista a Rete Quattro. «Esprimo totale solidarietà a Beppe Grillo, come padre, per la sofferenza che sta subendo e totale disprezzo nei confronti di quelli che fino a ieri erano i garantisti, anche quando beccavano un politico con la mazzetta in mano. Sia politici che organi di informazione» – ha dichiarato l’ex ministro alle Infrastrutture. Nel frattempo Marco Canestrari, ex socio di Casaleggio, rivela quella che secondo lui è la vera motivazione dietro alla pubblicazione del video. «Sono nel panico, Beppe Grillo e sua moglie. Solo con un attacco di panico si può giustificare una uscita così suicida da parte di entrambi. Sanno qualcosa che non sappiamo, anche a proposito dell’indagine» – ha rivelato Canestrari al Riformista. – «Mi sembra che Grillo abbia un disperato bisogno di protezione, ecco perché si è affrettato a formare un governo con il Pd e poi a sostenere Draghi. Ha l’esigenza di tenersi al coperto, dentro l’area di governo. Grillo non gode di alcuna immunità, possono aver sentito le conversazioni tra i due. E la reazione inconsulta si può leggere con questa luce» – ha spiegato Canestrari, in merito alla teoria secondo la quale Grillo sarebbe stato intercettato dagli inquirenti. Inoltre, Gregorio Capasso, il procuratore che coordina l’inchiesta, ha dichiarato che le indagini si avvicinano alla conclusione, grazie anche ad una foto ritrovata nel cellulare di Ciro Grillo. Che sia questo il motivo per cui Grillo ha ben pensato di esporsi? Si rimane in attesa di sapere se la fine delle indagini porterà all’archiviazione del caso o al rinvio al giudizio per i giovani.

di: Alessia MALCAUS

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