Cop-26, spaventano le crisi energetiche

L’India rischia il collasso, aumentata la produzione di carbone

La necessità di fronteggiare la sfida climatica si scontra con le crisi energetiche globali: un “binomio critico” che si dovrà discutere alla conferenza sul clima di Glasgow, perché con le materie prime che scarseggiano è difficile non ricorrere all’aumento della produzione di combustibili inquinanti.

Una delle strade individuate per snellire l’impatto dell’uomo sull’ambiente, infatti, è la decarbonizzazione obbligatoria, ovvero lo stop all’utilizzo del carbone come risorsa energetica (leggi qui).

Ma non è così facile. Un esempio emblematico è quello dell’India: dopo la seconda ondata pandemica la domanda di energia è aumentata moltissimo e i prezzi globali del carbone sono aumentati del 40%. Più della metà delle 135 centrali elettriche a carbone nel Paese stanno usando l’alimentazione a vapore, perché le scorte del combustibile sono basse. Inoltre le importazioni sono scese ai minimi storici, benché si tratti della quarta più grande riserva di carbone al mondo.

Un aumento dell’estrazione sembra dunque fondamentale, benché non ecologicamente sostenibile, perché non è possibile importarne in quantità maggiore a causa del costo elevato sui mercati mondiali e all’impatto inflazionistico.

Secondo gli esperti consultati dalla Bbc, uno dei motivi alla base della crisi è il rallentamento della produzione avvenuto in India negli ultimi anni proprio per ridurre la dipendenza da carbone (leggi qui).

In una situazione simile si muovono anche Cina e Qatar: la prima nei giorni scorsi ha ordinato a 72 miniere di aumentare la produzione per sopperire al rincaro dei beni energetici, una crisi che si è intensificata per via delle inondazioni; il secondo sta attraversando una crisi di mercato per via dell’impennata della domanda di gas naturale liquefatto, di cui è il maggior esportatore mondiale: i prezzi sono andati alle stelle e l’offerta non riesce a tenere il passo.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA

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